Finita le scuole medie, sognavo di diventare psicologa e lavorare nelle carceri: quello era il mio piano A.

I piani non sono andati come previsti, o almeno così ho creduto.
A 18 anni ho preso la patente, mi sono iscritta a una scuola di estetica – finalmente una scelta tutta mia –
Dopo un anno muore mio nonno, che ci aiuta economicamente,  decido quindi di interrompere e di iniziare a lavorare per non pesare sulla famiglia.

Così è iniziata la mia corsa al “tempo indeterminato”.

Lavoro come commessa, cercando sicurezza, stabilità e anche l’amore “a tempo indeterminato”.
Dopo dieci anni di lavoro, di schiena rotta dovuta allo scaricamento dei camion, allestimenti, lavoro  festivi e su turni, ottengo il famoso tempo indeterminato.
Ma dentro di me c'è un buco nero: non voglio stare sola, rincorro l’attenzione degli altri, vivo in relazioni disfunzionali, immerse in una dipendenza affettiva travestita da passione.

Faccio  tutto per non ascoltare quella voce dentro:
la voce della mia ANIMA che urla… mentre continuavo a metterla a tacere
Il lavoro fisso mi sta stretto.
Le uscite, i ragazzi, i doveri.
Una giostra che gira senza fine sento un VUOTO dentro molto forte.

Sono sempre più spenta, sempre più frammentata.
Ad un certo punto,  in casa le cose si complicano

Mio padre si ammala, depressione e poi silenziosamente alcolismo, nessuno se ne accorge

Inizio a perdere un pilastro fondamentale della mia vita, si isola nel suo mondo e il dolore per me è troppo grande da sopportare, lui era il mio supereroe, e ti dico, sempre lo sarà 

L'ho visto spegnersi e rinchiudersi in se stesso giorno dopo  giorno.

Solo dopo molti anni e dopo formazioni capisco di cosa veramente si è ammalato, come la sua ANIMA si fosse completamente dissociata creando quel divario e quella malattia, come quel disallineamento al SUO VERO SE ha condotto il suo corpo a deteriorarsi. 

Nel 2012 vado a convivere, mi sentivo innamorata, non riconosco  ancora la dipendenza affettiva e i miei meccanismi, vivo così tre anni di incubo, che mi segnano profondamente.
Vivo le prime vere violenze domestiche, fisiche saltuarie, veramente tremende che mi portano in un occasione a non poter più piegare le gambe, non posso  più abbassarmi, la mia vita sociale finisce nel momento in cui  vedo soltanto i suoi amici.

Ho permesso di farmi allontanare da tutti, compresa la famiglia, mi vieta di ricevere aiuti economici da mia madre e vedere  le mie amiche.
Lavoro in un centro commerciale lui avendo perso il lavoro sta a casa attaccato al pc a giocare.

Ho impiegato molto tempo per PERDONARMI.
All'epoca ogni giorno mi PROGRAMMA al fallimento, la mia autostima si abbassa sempre più e perdo lucidità, non riconosco il reale dalle fantasia installata, vivevo isolata da tutti, questo lo rendeva potente, fa leva sul  senso di colpa e sulla mia frammentazione interiore,  ottenendo così i risultati desiderati 

Vivo violenza psicologica e verbale ogni giorno, e ne sono inconsapevole. 
Vuole addirittura un figlio da me, appoggiato dalla sua famiglia, con un piano ben preciso, avrebbe fatto in modo di togliermelo.
Abbiamo tentato anche la fecondazione assistita,  facendo esami, grazie a DIO me ne sono andata via prima di ultimare il tutto.